UNA CORRENTE PITTORICA: L'ILLUMINISMO DI NIKOLA TESLA
Tecnica mista con acrilico, legno e componenti elettrici
L’opera vuole essere ironica (anche il titolo contiene un doppio senso nella parola “corrente”) e provocatoria; essa basa la propria essenza sul fatto che non si consideri mai la pittura o l’arte in generale come qualcosa in grado di illuminare le menti ma solo come decorazione. L’arte viene intesa come qualcosa di “carino, piacevole” ma mai come qualcosa che possa smuovere o determinare delle rivoluzioni. Purtroppo questo accade perché l’arte dipinta finisce nei musei o nelle gallerie d’arte e mai al telegiornale. Non ha mai avuto un ruolo davvero significativo nella società contemporanea e dunque mi è sembrato opportuno associarla a personaggi che invece hanno rappresentato delle svolte utili al progresso.
In questo caso, “l’illuminista” è Nikola Tesla, il cui contributo non è stato certamente trascurabile.
Purtroppo, di questi illuministi, noi consideriamo solo i risultati riscontrabili nelle applicazioni pratiche e non li celebriamo abbastanza ma, visto che se lo meritano, ecco che provvede l’artista, a modo suo. Celebrando loro, si celebra anche l’arte, dato che, di solito, i messaggi diretti funzionano meno di quelli subliminali e il pubblico necessita di tempo per capire sia le innovazioni sia l’arte, entrambe contestate in un primo momento perché non tutti sono “illuminati”.
La lampadina è funzionante e illumina fisicamente l’opera e l’opera di Tesla in senso lato.
Il nome di Nikola Tesla è scritto su un foglio di rame, materiale ad alta conducibilità elettrica.
Con questo quadro l’autore auspica un nuovo illuminismo che nasca dalle idee e non semplicemente dall’affidarsi alla tecnica o a una scienza urlata che discrimina le altre discipline (a cui molti credono senza poterlo dichiarare pubblicamente).
CENTO ANNI DI PACE
tenica mista su tavola, 2024
Il quadro è dipinto su una tavola di recupero in truciolare. Gli elementi ben distinguibili sono una bandiera americana colante/macchiata di sangue, una foto di Kissinger, recentemente deceduto da centenario, e alcune immagini di personaggi sanguinari da lui incontrati in decenni di una carriera, diciamo così, piuttosto discutibile durante la quale ha appoggiato regimi e colpi di stato di ogni tipo.
Il titolo è chiaramente ironico e provocatorio, visto che di pace, sotto la sua “direzione” non si è visto granché, a dispetto del premio Nobel che gli è stato inopinatamente assegnato. Ci si augura una pace vera, non come quella finta strombazzata dai media mentre, oggi, la guerra avanza.
La bandiera americana identifica una appartenenza di fazione da parte del soggetto e le stelle in essa contenute sono quasi tutti cadute. Ne rimangono un paio, che resistono alla decadenza di una nazione che crede di essere la culla della democrazia ma, nei fatti, è tutto l’opposto. Gli Usa si sono dichiarati quali esportatori della democrazia quando, a conti fatti, hanno esportato la violenza di cui sono intrisi e continuando a destabilizzare il mondo cercando di rallentare la propria decadenza.
I risultati si vedono nella parte bassa dell’opera.
La scritta “Cento anni di pace” è dorata perché la pace è più che altro solo per gli Usa, visto che sono sempre stati abili nell’esportare la guerra altrove; il color oro rappresenta anche un ideale irraggiungibile perché non voluto e infatti le macchie di sangue sono anche lì.
Infine le lettere della parola “pace” sono disposte in modo irregolare a sottolineare il fatto che, se mai si dovesse ottenere, sarà per pura casualità e non a seguito di una vera volontà.
NULLA SU CUI RIFLETTERE
Tecnica mista su legno
Il quadro è dipinto su una tavola di recupero, in truciolare, che simboleggia l’eterogeneità degli elementi rappresentati e la povertà umana, quella spirituale e quella fisica.
In alto, la bandiera della Palestina è macchiata di sangue per via degli scontri sanguinosi in atto, come del resto tutta l’opera è macchiata di sangue. Uno specchio a forma di stella di David la sovrasta, a simboleggiare l’oppressione violenta che Israele esercita sulla Palestina, da decenni. La stella è irregolare, come irregolari sono le azioni di repressione e rappresaglia di Israele e lo specchio è rivolto allo spettatore, non al politico rappresentato in foto sotto che inevitabilmente, con specchio o senza, sarà incapace di una riflessione.
Al centro, l’immagine di Netanyahu con la scritta “nulla” proprio in corrispondenza della mente.
In basso, il risultato degli attacchi sulla popolazione inerme e incolpevole.
Il titolo è anche scritto sull’opera ed è color oro, simbolo della brama di potere e ricchezze. Evoca la necessità di una riflessione da parte della politica e l’amara constatazione che non ci sarà. Una riflessione potrà essere possibile solo se il popolo (e lo spettatore) verso cui lo specchio è rivolto si farà sentire e protesterà. Perché è il popolo, se si tratta di (finte) democrazie, che dovrebbe decidere delle proprie sorti ma, come si sa, il popolo subisce sempre le guerre decise da altri.
Nulla su cui riflettere è un titolo contraddittorio, vagamente ironico, amaro, perché chi dovrebbe riflettere evita, senza vergognarsi nemmeno di vedersi in uno specchio, pieno di sé e della propria miseria umana ma vuole anche essere un invito alla riflessione, da qualsiasi parte si stia, che si sia direttamente coinvolti o meno.
DIRE LA VERITÀ: L'AUTOMOBILE DEI SOGNI
Acrilico su tela - 40x50 cm
Usando un pretesto di stampo maschilista e di basso livello, il dipinto esorta a dire la verità, o anche a cercarla.
Cosa ti/ci piace? È lecito dichiararlo oltre il politicamente corretto? O bisogna schermare la verità attraverso una ipocrisia peggiore di una becera verità?
Molto spesso si preferisce una bella bugia a una scomoda verità, ma non lo ritengo il modo per far progredire una società.
Agli uomini, di solito, piacciono donne e motori. È la loro natura, difficile reprimerla.
Il quadro rappresenta la sintesi di questi desideri maschili, due sogni in uno, la rappresentazione di qualcosa che, a certi livelli, è la normalità riservata a pochi; ad altri, invece, è solo fantasia destinata a molti.
Andando oltre le apparenze di un finto perbenismo, la verità è una sola e cioè che l’uomo spesso usa l’automobile come mezzo di conquista di un piacere che vuole ritenere effimero, quasi associando una ipotetica percorrenza in auto a quella destinata a una compagna di vita.
Tutti lo sanno ma non lo si può dichiarare e, dall’altra parte, il gentil sesso altrettanto spesso sta al gioco, forse per tenerezza/pietà nei confronti di un essere umano che ragiona con parametri di comprensione ristretti e limitati alla materialità.
E dunque, uomini, esprimetevi! Ma esprimetevi su temi importanti, sbilanciatevi, non abbiate paura di dire la verità. E quando la dite, usate però l’educazione e il tatto. Sentitevi liberi di prendervi le vostre responsabilità derivanti dal vostro pensiero.
E avere un pensiero è già un grande risultato. Se per averlo serve passare attraverso argomentazioni futili, beh, è una via.
L’importante è ammettere di essere all’inizio di un percorso di maturazione che, come tutte le cose, inizia dal basso.
Con impegno si potrà arrivare a esporsi anche su argomenti più importanti e un giorno, forse, avremo un dipinto dal contenuto più articolato.
P.S.
Il numero 111 degli angeli viene solitamente interpretato come un segno che siete sulla strada giusta e che i vostri pensieri e le vostre intenzioni si manifestano come realtà. In numerologia, il numero 111 è considerato un numero maestro che rappresenta nuovi capitoli e nuovi inizi.
FAKE NEWS O DELLA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE
La verità, in molti casi, non è univoca e può essere caratterizzata da diverse sfumature a loro volta interpretabili e, in casi estremi, capaci di sovvertire la verità stessa perché una cosa può essere più o meno vera sempre in relazione ai poteri dei contendenti. E da una verità più o meno vera scaturisce una giustizia più o meno giusta.
Con l’avvento della comunicazione a mezzo social network, comunicazione che spesse volte si trasforma in propaganda, di qualsiasi genere, la verità perde la sua identità.
La ripetizione, l’enfasi, l’adesione a un certo messaggio, talvolta possono trasformarlo in verità, o anche il contrario, a seconda dei casi.
Non è quindi possibile parlare di fake news sotto alcun aspetto, come allo stesso modo non si può definire “una verità”, a meno che si tratti di notizie davvero inconfutabili od oggettivamente incontestabili (il sorgere del sole, la morte di qualcuno documentata e così via).
L’opera riprende un’immagine del servizio fotografico che il presidente ucraino Zelensky si fece fare in piena guerra, allo scopo di finire sulla copertina di Vogue e, presumibilmente, veicolare un messaggio (che poi gli si è ritorto contro).
Lo sfondo è quello della bandiera americana, un po’ sporca perché gli USA non sono maestri nel fare le cose pulite ed è un po’ macchiata di crimini vari perpetrati muovendo guerra lontano da casa (Iraq, Viet Nam, Afghanistan…senza contare le guerre per procura o le instaurazioni di dittatori vari sotto la loro egida: Cile, Argentina...)
Una delle stelle è una svastica perché è risaputo che il battaglione Azov è pieno di nazisti e anche volendo tralasciare questo aspetto, chiunque finanzi guerre o “regali armi” in quantità gigantesche, soprattutto se non a casa propria, non si può definire pacifista. Ancor più se il beneficiario non fa parte di organizzazioni difensive come la Nato.
Zelensky ha la faccia dipinta come un clown ma sarebbe più corretto dipingerlo come una marionetta al servizio degli Usa. Ma questa è sempre una verità che andrà verificata, una verità di questo momento e che domani potrebbe assumere un diverso significato.
La testata non è Vogue ma Clown Magazine, che è un nome più adatto al contesto.
Sotto il presidente ucraino ci sono i loghi dei social che egli usa in ogni occasione, quasi dimenticando che potrebbe occuparsi di problemi più seri e che la comunicazione più efficace è quella con i fatti e non con la pubblicità o la propaganda.
Da tutto cola un po’ di sangue. Il sangue del popolo ucraino incolpevole, il sangue di chi finanzia la guerra e con il quale si macchia, il sangue delle generazioni future distrutte psicologicamente e probabilmente incapaci di cercare il motivo per queste distruzioni di cui tutti sono colpevoli e il sangue del resto del mondo che subirà le conseguenze di queste brame di potere.
Fake News è il titolo adatto per una riflessione in un mondo in cui si deve diffidare dei “buoni” e avere fiducia nei “cattivi”, ovvero quelli che, siccome non la pensano come i buoni, diventano immediatamente cattivi, con l’aiuto di stampa compiacente e finanziata in vario modo dai governi con interessi di ogni tipo, spesso inconfessabili ma che tutti conoscono.
La vera fake news è che la società è informata. Semmai, è vero il contrario.
IL RAZZI-SMO DELLE PRE-POTENZE
2023
Il gioco di parole del titolo non ha bisogno di tante spiegazioni.
Le potenze nucleari diventano pre-potenze perché riescono a intimorire le altre nazioni che invece non hanno mezzi efficaci per difendersi di fronte a un attacco nucleare (la fionda delle nazioni/continenti indifesi è emblematica).
Sono razziste perché dotate di razzi e perché con la loro arroganza si permettono di scegliere chi attaccare o meno sulla base di considerazioni molto spesso pretestuose, fasulle, scorrette e il cui scopo è l’imperialismo, il predominio economico, la conquista di territori, la prevaricazione o anche l’idea di incolpare qualcun altro per i propri crimini per motivi geo-politici, abietti o molto deboli.
La storia è piena di esempi.
Chi spaventa di più l’avversario spesso manipola i fatti a proprio uso e consumo incurante della memoria.
Le pre-potenze non sono mai corrette e oneste perché la loro arroganza le acceca e nella mappa si vede bene chi sono i contendenti e con quali armi combattono.
Chi ha l’atomica e chi non ce l’ha e chi ha le armi ritiene di poter prevalere a prescindere.
I razzismi non si possono tollerare, di nessun tipo, e la via della guerra non è la soluzione.
CALLI GRAFIA
Olio su tela + calli umani, unghie e pellicine + glitter
Lo so che state per vomitare ma questa è una riflessione sulla bellezza. La bellezza esteriore ma anche quella interiore. Una persona bella può avere brutti piedi o bei piedi possono appartenere a una persona brutta, dentro o fuori. Avendo mischiato tutto non si capisce quali siano i calli di belle o brutte persone. In quanto essere umani ci dobbiamo lo stesso rispetto. In quanto persone, possiamo fare le dovute distinzioni.
L'ABIEZIONE DI COSCIENZA
olio su tela - 50x70cm
Quest’opera vuole riflettere su vari temi.
Viviamo in una società che, a causa delle informazioni, spesso manipolate, ci dice cosa è giusto fare e cosa no. Se non ce lo dice esplicitamente, ce lo suggerisce in modo più o meno subliminale.
È la stessa società che mette in competizione anche i bambini, sin dai primi anni, illudendoli che un giorno potranno avere successo in qualche campo e, sempre in modo subliminale, ogni mezzo per raggiungerlo sarà lecito. Tutto è gara, tutto è sfida, tutto è volto a ottenere un riconoscimento da parte degli altri, anche nei campi meno rilevanti e il bambino ha perso così la sua dimensione infantile.
La società odierna è violenta, trasmette messaggi violenti e anche quelli non violenti lo sono nelle modalità.
Dunque un bambino che deve nascere assorbirà in modo indiretto queste informazioni.
Però ci sono delle cose alle quali bisognerebbe opporsi per principio: le guerre, per esempio.
A differenza di qualche decennio fa in cui la popolazione si mobilitava contro le guerre, in questi ultimi tempi si assiste al contrario. Sembra proprio che non si veda l’ora di fare la guerra. Tutta la comunicazione è volta a sostenere un messaggio di morte, di guerra, come se fosse del tutto normale escludere la diplomazia o soluzioni che possano evitare i conflitti.
Da questo postulato, l’opera rappresenta un feto che, invece di essere incoraggiato a una obiezione di coscienza propria, scaturita dall’oggettività che le guerre non portino vantaggi a nessuno, viene incoraggiato al contrario, come se il diritto a difendere dei “confini” sia superiore a quello di difendere la vita.
Per questo motivo, il figlio verrà al mondo già istruito e dotato di elmetto, pronto per essere spedito sul campo di battaglia, senza diritto di replica, perché è ciò che è stato deciso per lui. La bomba che lui ha in grembo c’è, ma lui si rifiuta di toccarla perché nel suo candore riconosce che è uno strumento di morte ma allo stesso tempo si deve proteggere e indossa l’elmetto. La sua espressione è corrucciata e contrariata perché sa che dovrà nascere, per forza di cose, e ambientarsi in un mondo che gli sarà già ostile.
Le madri partoriranno carne da macello, non figli, e il sangue che fuoriesce nella parte bassa e più scura è un avvertimento. Il sangue del parto si mischia al sangue della morte. Al contrario della parte alta del quadro ove il cielo più azzurro e il glitter rappresenta una gioia di vivere e di far nascere, propria dei sogni delle madri.
Ma il risultato, purtroppo, è uno: non è più una obiezione ma una abiezione, quella di suggerire a menti deboli o senza esperienza che la guerra è una cosa giusta.
M'ODI?
Olio su tela
Riflessione sull'incomunicabilità. Per ascoltare bisogna essere disposti a farlo ma il non ascolto potrebbe anche presupporre un sentimento di odio. Il gioco di parole aiuta a riflettere su questo aspetto, oltre che l'immagine che volutamente si rifà a un politico, fascistello, italiano che ha dimostrato poca capacità di ascolto, se non per i suoi interessi personali.
OLIO SU TELA
Acrilico su cartone telato gessato
Quadro canzonatorio e critico sul mondo dell'arte di oggi che pretende di assegnare un valore all'opera a seconda della tecnica. Ci sono tempere di artisti assoluti che valgono mille dipinti a olio...ma il commercio artistico di oggi preferisce stabilire dei canoni di valore per smerciare meglio certe croste. E allora io ho dipinto un olio su tela, ma ad acrilico. Collezione privata.
QUI GIÀ C'È L'AMORE
Olio su tela
Questa è una riflessione sull'amore, sulla sua speranza di durata, sulle aspettative degli amanti, sull'amore che si aggrappa con tutte le forze per non morire e sull'amore che si libra nell'aria per essere libero di essere vero amore. Sembra un quadro truce ma è positivo. L'avevo dipinto un mese prima di sposarmi. E’ un’opera ottimista, anche se non sembrerebbe. Non ho dipinto la morte ma la vita. I due neosposi volano, perché quella è la sensazione di chi si sposa, e si allontanano dalle cose brutte per andare verso i loro sogni. Ma la morte c’è e li aspetta: prima o poi dovranno tornare a terra; ma se vivono la loro vita pienamente , tenendosi e sostenendosi, potranno affrontare con serenità anche la morte, portando nella tomba, la stessa tomba, il loro amore; amore che per il momento, si aggrappa alla vita e cerca di rallentare la caduta nella morte. Questa opera è in netta contrapposizione col detto “il matrimonio è la tomba dell’amore”. Con un filo di ironia.
DI CHI È LA MORTE?
Acrilico su masonite con necrologi e puntine
Riflessione sulle morti importanti. Certi quotidiani sembrano essere attratti dai necrologi di nobili, commendatori, industriali ecc. E gli altri? E poi, la morte di chi è, del morto o di coloro che lo piangono attraverso necrologi strillati e spesso ridicoli? Si fa a gara a piangere fintamente un defunto quando invece la morte è la più giusta e naturale delle cose, senza considerare che spesso, certi defunti erano delinquenti e avrebbero meritato "disonoranze funebri", se non altro per rendere giustizia al male procurato.
QUOTIDIANITÀ
Olio su cartone telato + collage + glitter
Opera leggermente allusiva sul valore che attribuisco a certa carta stampata e, più in generale, a un certo tipo di informazione (anche i telegiornali, che si preoccupano di avvisarci che d'estate fa caldo e che d'inverno piove).
EYE TO I
Acrilico su cartone telato + molla
L'arte (contemporanea), che spesso guarda se stessa, è autoreferenziale. Si allontana un po' ma sempre per tornare a guardare se stessa. io sono arte, ho i miei riferimenti ma non copio, cerco di avere visioni diverse. L'arte di oggi manca di innovazione, per questo molte volte è astratta. E' più facile imbesuire il pubblico con l'astratto che col figurativo. E' un quadro molto critico ma non lo capisce nessuno.
LA GALLERIA D'ARTE
acrilico su tela + collage
E' una critica, ironica, all'interpretazione che la società moderna fa del cibo e degli animali. Il pollo viene visto come cibo mentre il cane come animale da compagnia. Il pollo si può mangiare, il cane no: perché? Noi vediamo i polli solo sotto forma di piatto, ci illudiamo di avere potere sugli animali, ma siamo animali anche noi, neanche così intelligenti, forse più evoluti, ma non abbastanza furbi da capire che la natura va preservata. Ci piace vedere come Cracco cucina il pollo perché il valore che diamo al pollo è più alto, se nella mani di Cracco, pur rimanendo un pollo. Il gioco di parola dovrebbe anche far capire che il vero artista non è l'uomo ma la natura, che ci sovrasta e che ci rende inermi quando si ribella alle nostre idiozie.
IL MANAGER DI-GESTIONE
Acrilico su masonite
L’opera rappresenta, con una certa evidenza, semplificata e schematica, la visione del lavoro che molte aziende hanno.
Il mercato moderno impone una gestione del lavoro “robotica”, in tutti i sensi. Le decisioni dei vertici sono spesso “digerite” e messe in atto senza procedere a ulteriori valutazioni dei livelli intermedi di una gerarchia aziendale. Soprattutto quando si parla di grandi aziende; o anche medie.
Tutto questo perché il mantra attuale è che “non si produce abbastanza” o che “la produttività del singolo è insufficiente”. Questo alibi permette alle aziende di prendere decisioni affrettate o volutamente affrettate per impedire il dibattito; come per inseguire un treno già partito, come se l’affanno della corsa impedisse alcun tipo di dialogo.
Il tempo, altra parola chiave usata da chi deve ricercare profitti spesso a scapito di categorie più deboli, gioca contro e quando il tempo gioca contro non si ha l’occasione nemmeno di accennare a possibili soluzioni o idee per migliorare il lavoro, sotto ogni punto di vista.
Si hanno quindi figure di comando, sempre subordinate, che eseguono le direttive a occhi chiusi, sottostando a un ricatto implicito, mantenendo il proprio privilegio o status e ignorando ciò che avviene all’esterno e, più colpevolmente, all’interno della stessa azienda.
I manager di-gestione, figura-capro espiatorio rappresentativa di una certa industria in senso lato, eseguono senza pensare (e per questo al posto della testa si ha una mano che esegue i compiti – una sola mano) e senza vedere (e per questo l’unico occhio di cui dispone mano è chiuso).
Se la mano-testa si chiude, la vista è impedita e l’occhio viene schiacciato. E la mano si chiude sempre volontariamente.
I manager di-gestione, all’interno del loro mondo (temporaneamente) dorato, si preoccupano di ciò che vien loro detto di curare: strategie, marketing, bilanci, costi, ricavi, riunioni ecc.
La loro vita è fatta di frasi fatte e parole feticcio usate meccanicamente nelle occasioni più diverse.
Non si è ancora vista una parvenza di parità tra uomo e donna in alcun campo, men che meno nel mondo del lavoro ed è per questo che la parola “donna” non viene minimamente menzionata nell’opera.
I concetti e le parole che sono preminenti sono altri: prezzo, guadagni, utili e così via.
Come si osserva, nemmeno le “quote rosa” servono a qualcosa, anche perché di norma, in Italia, seppure in presenza di quote rosa, le posizioni di comando sono sempre ricoperte da uomini. E’ quindi puramente ipocrita destinare quote rosa a persone che sarebbero sicuramente più meritevoli dei colleghi uomini pur di pulirsi la coscienza da un piccolo fastidio morale.
L’opera vuole rappresentare una realtà presentandola in una forma volutamente distorta e allucinata dove l’unica cosa non distorta e allucinata è l’assenza del concetto di donna.
Quel che non si vede, come esattamente accade nel mondo del lavoro, è la donna, i diritti, le pari opportunità e l’eguaglianza.
SALE (OVVERO LA SOLITUDINE DEL PEPE)
Acrilico su cartone telato gessato
Sale e pepe stanno, per convenzione, sempre in coppia, paiono indivisibili; ma nella vita può accadere spesso che una coppia si separi, per i più svariati motivi. E così, il sale, sale, ascende verso uno spazio sconosciuto (che può essere la morte, una separazione ecc.) e lascia solo il pepe, che da ora in poi condirà da solo la vita sua e degli altri come è anche naturale che sia. E’ il fatalismo della vita al quale non ci si può ribellare. E’ la divisibilità dell’indivisibile e il suo contrario.
PRIVACY?
Stampa foto da Google Streetview su tela + glitter
Quadro polemico sul concetto di riservatezza che, in teoria, esiste, nella pratica no. Io stesso sono stato ripreso con mia moglie mentre passeggiavo in una via di una città portoghese. La mia faccia è visibile ma Google l'ha oscurata. Ma io mi riconosco ugualmente e lo stesso fa chi mi conosce. Tutti sanno che nel mese di agosto del 2015 mi trovavo in Portogallo. Come anche sanno che, dal pc di casa mia, visito siti pornografici, come si evince dalla schermata e dalla ricerca in Google, intenzionalmente resi visibili. Dunque, esiste la privacy? Nonostante le leggi che ci dicono che alcune normali azioni, legittime, ci siano impedite per rispettare la privacy?
LA LIBERTÀ (È COSTRIZIONE)
Olio su tela destrutturata + cordini
Il grado di libertà dipende molto dal grado di costrizione. Le corde che legano questo quadro si possono ipoteticamente stringere o allentare e sono di materiali diversi, con una loro propria rigidità o facilità di essere manipolate.
Essere liberi può essere un desiderio o una opportunità regalata.
Quando è desiderio può comportare dolore, sacrificio e sofferenza ma è una cosa che si può, in certi casi, modulare in base al grado di libertà ricercato.
E’ una scelta.
Si può anche scegliere di non essere liberi, ma anche questa è una forma di costrizione.
Quando la libertà viene concessa senza desiderarla si tratta di anch’essa di una non scelta, quindi costrizione.
Ciò che permette di scegliere di essere liberi o meno è la vitalità rappresentata dal sangue che schizza in modo incontrollato se la libertà è raggiunta in modo violento oppure in modo controllato (contenuto) se il metodo è incruento.
E il desiderio di libertà a volte è così debordante da storpiare le visioni, le immagini, le realtà.
Il quadro potrebbe essere anche capovolto perché le vie per liberarsi e fuggire possono essere le più diverse e strane.
LA MESSA IN PIEGA
Olio su tela + collage
E’ un quadro ironico che prende in giro la religione cattolica e le superstizioni in generale. Il vescovo, senza volto, recita la messa a persone senza identità, senza forma, senza riconoscibilità, come se fossero birilli perché questo è quello che la chiesa vuole: un gregge di sostenitori che seguano i dogmi imposti e recitati a memoria, senza comprenderli. Ogni tanto qualche birillo cade, non si sa per quali precisi motivi, ma nessuno fa nulla per aiutarlo perché possono essere aiutati solo se rimangono all’interno della comunità a cui sono appartenuti. E’ una religione che tende a escludere chi ne esce e che da secoli non è mai riuscita a trovare punti di contatto con altre. Questi punti di contatto si creano solo nel momento in cui, delle sotto-chiese/movimenti a essa correlati, iniziano a prendere potere (es. focolarini, neocatecumenali ecc.). L’aiuto verso altri non credenti non è contemplato o, se c’è, c’è anche la speranza di poterli convertire. La persona non soggetta a queste superstizioni è bella, ha un volto e si fa beffe di tutto questo e l’unica messa che concepisce è quella in piega.
Lo sfondo giallo, rosso simboleggia una sorta di illuminazione che dovrebbe colpire il credente e infatti un raggio attraversa la testa del vescovo ma non raggiunge la donna che invece non crede.
Il testo da Messa posto nella parte alta riconduce al rito, vuoto e ripetitivo, che vuole imporsi alle genti, ma ci riesce solo con quelli che non hanno una personalità definita, ai deboli, a quelli che hanno bisogno del sostegno di altri per trovare se stessi. Gli altri, quelli con una faccia propria, sono immuni dall’indottrinamento. Il sangue che cola evoca la violenza delle religioni che hanno costruito se stesse con soprusi, torture fisiche e psicologiche e di cui non ci si può dimenticare.
NUDOLS - L'APPETITO VIEN MANGIANDO
Acrilico su tela + collage + forchetta
L’opera propone una riflessione sulla sessualizzazione della società. Oggi, molti aspetti del vivere moderno, subiscono una sessualizzazione, ogni cosa deve essere interpretata in modo sessuale. Tutto deve essere sexy, non solo le persone: le atmosfere, le automobili, l’arredamento, il cibo ecc. Ecco, i cibi, oltre a essere definiti afrodisiaci, in alcuni casi, vengono mostrati nella loro interpretazione sexy, portati alle vette della notorietà (anche se si tratta di un semplice uovo al tegamino) perché mediati da qualche cuoco che, a sua volta, è sexy perché come tale vuole essere riconosciuto o lo diventa solo perché cuoco, anche se si fa chiamare chef.
Ecco, se allora vogliamo parlare di cose sexy, che lo siano veramente ed è per questo che sono state applicate foto di attrici a luci rosse, meno ipocrite di quel che mostra la società moralista di cui anche loro fanno parte.
L'INDECISIONE
Acrilico su tela
Questo quadro non sarebbe dovuto esistere ed è frutto proprio della mia indecisione. Originariamente doveva rappresentare la mia testa che sbucava da una botola nel pavimento, sovrastata da una cupola e doveva essere dipinto in verticale. Dopo vari tentativi, linee tracciate e bozzetti sulla stessa tela, il quadro non nasceva e così ho intuito che l'opera dovesse rappresentare la mia indecisione artistica. Ho quindi dipinto le stesse linee tracciate a matita, dando un aspetto "mondrianesco" all'opera. E' l'artista che ispira l'arte.
MI HANNO DETTO CHE È PAOLO BESTIAME E CHE CE L'HO NEL POLLICE
Acrilico su cartone gessato + glitter
Questo quadro è stato dipinto poche ore dopo essere stato sognato. Apparentemente non ha senso ma, risalendo con la memoria alle possibili spiegazioni, è sempre riferito all'intervento dell'uomo sulla natura. Oramai l'uomo voglia o non voglia, anche quando le intenzioni sono buone, non può non modificare la natura. Con conseguenze inimmaginabili.
AMICO VERDE, GRAZIE, HO PERSO LA CASA MA NON LA STRADA
Olio su cartoncino telato applicato su legno + poesie su carta
Il semaforo con solo il rosso e il giallo funzionanti e accesi simbolizza il ringraziamento da parte di chiunque abbia avuto la fortuna/opportunità di potersi fermare a riflettere. Senza un segnale d’arresto le cose sarebbero potute andare diversamente, forse peggio. Ad ogni modo la possibilità di fermarsi a riflettere va colta come una importante opportunità.
A volte, non avere il via libera o semplicemente trovarsi di fronte a un giallo che mette in allarme è un bene, e comunque la possibilità di scegliere rimane. E' un quadro dedicato a mia moglie e infatti le 7 poesie in pratese (sempre opera mia) attaccate a fianco riguardano il nostro incontro.
NON SEMBRA QUEL CHE È
Olio su tela + cartoncini telati + collage + glitter
Quest’opera vuole parlare all’osservatore dell’individualità di ognuno di noi. Ognuno di noi vede le cose a proprio modo, ogni essere vivente le vede con colori diversi e in modo diverso. La mia visione non è uguale a quella di un’ape o di un cane o di un qualsiasi altro essere umano. Ed è così che un lago può assomigliare a un piede e un altro può ricordare un peperoncino. E’ anche questione di nomi. Un ipotetico extraterrestre potrebbe vedere un lago come qualcosa di diverso da come si presenta a noi ed è per questo che quel che “è, non sembra” e viceversa.
Rovesciando il motto “non è come sembra” detto spesso per coprire l’evidenza proprio dell’ ”è come sembra”, questo quadro è uno sforzo mentale per cancellare ogni ipocrisia dal nostro linguaggio. E’ una richiesta di sincerità, di onestà intellettuale che si rivela tramite la macchia di Rohrschach che cola sopra la scritta “ quel che” e che lascerebbe libera interpretazione. E’ un quadro interrogativo, apparentemente confuso ma che analizzato nel dettaglio svela il suo intento. E questa descrizione diventerebbe quindi superflua.
VISIONI DI RUSSIA
Olio e acrilico su cartone telato + collage e glitter
E’ un quadro che vuole ripercorrere, attraverso una simbologia, la visione della Russia nell’attualità, nella letteratura e nel ricordo di un bambino.
L’autore, da bambino (circa 10 anni) giocava con una macchinina gialla che usava chiamare “l’auto del comitato centrale”.
In età più matura, la lettura del romanzo “Il maestro e Margherita” mostra all’autore una visione di una Russia grottesca, onirica in una interpretazione critica e surreale. Il viso dipinto è quello di uno dei personaggi del libro, il sicario Azazello.
Nel riquadro più basso vi è una immagine di Anna Politoskaja, la giornalista fatta assassinare (ipotizzo da chi, lo sanno tutti, ma non lo posso scrivere), a causa delle sue inchieste.
A destra di Anna vi è una immagine di una donna che vola ed è Margherita, la stessa Margherita del libro, quasi a rappresentare un collegamento con un assassinio di cui si parla nel libro ma che è presente nella realtà; realtà che non ha purtroppo nulla di grottesco e ironico.
La dura realtà si scontra con la visione ludica di un bambino e quella letteraria di una voce di un autore russo.
Tutti i riquadri sono separati da una fascia dorata descrittiva ma non continua e che permette di tenere collegati i riquadri.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE È LIBERTÀ DI DECISIONE
Acrilico su cartone telato
In una società/comunità che non accoglie, non progetta, non prevede, non programma, si possono verificare dei casi estremi in cui il singolo prende iniziativa, come per esempio, compiere una strage o mettere al mondo un figlio senza un padre riconoscibile o riconosciuto.
Sono questi, gesti con un significato proprio o semplicemente per farsi notare, per essere qualcuno, all’interno di una società fortemente spersonalizzata e omologata.
Ci sono gesti eclatanti compiuti per pura pubblicità, per uscire dall’oscurità della propria esistenza all’interno di un mondo marcatamente individualista.
Quando, per esempio, anche per fare beneficenza, serve uno sponsor, un testimonial, ciò significa che nemmeno i gesti nobili hanno la dignità necessaria per giustificare se stessi. Ci si serve di un personaggio noto, una foto scandalosa, nel bene e nel male, per attirare l’attenzione.
L’opera in questione vuole evocare la labilità dei confini che la parola “libertà” lambisce. Ogni essere umano può gestire la propria libertà in funzione di ciò che ritiene utile e vantaggioso, solo per sé o per la società intera. La libertà può essere gestita a seconda di fattori culturali, sociali, etnici e via dicendo. Nessuno di questi fattori è fondamentalmente sbagliato se interpretato attraverso un pensiero di individualità. Ma se rapportato alla società o alla cultura di cui si fa parte può essere nocivo.
Si può decidere quindi, contemporaneamente ad altre azioni, di dar vita ad altri essere umani ma anche di dar loro la morte. Si può farlo nascondendosi dietro a una maschera o a una cultura religiosa.
Si può decidere di vergognarsi o andare orgogliosi dei propri gesti.
Il concetto di libertà, così, ne risulta fortemente ridimensionato fino al punto da suggerire un paradosso: forse, meno libertà c’è e maggiori saranno i benefici per la collettività?
LE FARFALLINE DI BELÉN
Olio su tela + farfalline morte su carta moschicida + glitter
E’ una riflessione sulla caducità della vita e sulla bellezza che passa, sull’effimero. Un’immagine effimera, quella televisiva di Belen, è contrapposta alle farfalline morte su carta moschicida. Il contrasto mostra che tutto ha un tempo, nulla dura, se non nel ricordo. La bellezza di un tempo, esibita in televisione e sui mezzi di comunicazione è rimasta solo una immagine per un quadro. E quel che ti piaceva ieri, adesso ti disgusta.
L'UOMO TAZZA, OVVERO LA SCHIAVITÙ DEL QUOTIDIANO
Olio su cartone telato + glitter
La commistione di uomo e oggetto di uso quotidiano.
Una tazza che prende il sopravvento sull’uomo e lo rende schiavo delle abitudini e consuetudini. L’uomo è proprio costretto nei propri gesti, riti e ne risulta oppresso. La tazza/scodella rappresenta ciò che costringe l’uomo in un determinato ruolo, sempre con il bisogno di essere riempita (riempiendo così anche la vita dell’uomo) con qualcosa, che sia cibo, emozioni o altro. E’ un quadro sul concetto di vuoto mentale, sociale, affettivo o semplicemente fisico.
L’uomo deve sempre riempire il suo quotidiano con qualcosa e quel qualcosa molto spesso è a sua volta un vuoto che va riempito.
A GRUMI
Acrilico su masonite
E’ un quadro canzonatorio sull’arte figurativa che, molto spesso, passa per essere puramente decorativa. La figurazione cade spesso in questa trappola: viene considerata, non importa se fatta più o meno bene, sempre come un oggetto d’arredo. Ma non è detto che se uno dipinge una natura morta debba per forza essere interpretata in quel modo. Io ho dipinto la parola “agrumi” e ci sono molti modi per farlo.
SCHIZZO D'AUTORE - IRRIPETIBILE 1
Olio su cartone telato + liquido seminale
Quadro sull'irripetibilità dell'opera d'arte. Questo quadro, molto semplice, e direi anche molto spontaneo mostra del liquido seminale depositato su una tela preparata. Il titolo già spiega cosa si intende per irripetibile, ossia che il vero artista, se non assoggettato il mercato, non produce opere in serie per venderle perché ha compreso quali siano i soggetti che piacciono, ma produce un’arte irripetibile e sempre diversa perché questa origina da un pensiero, da una riflessione, da uno stato d’animo e non da una moda o dalle richieste del mercato. Il vero artista, anche volendo replicare questo quadro, non lo farà mai uguale al precedente perché lo schizzo non è mai uguale e questo rende l’opera unica e irripetibile. L’artista schiavo dei “cicli” creati unicamente per assecondare il mercato non è un vero artista: è, in questo caso, un riproduttore (nel senso che riproduce per centinaia di volte la stessa cosa, sapendo già cosa si aspetta il pubblico) di cose già viste. Il vero artista invece crea continuamente cose nuove ispirate da sempre nuovi mutamenti umorali, sociologici ecc. Il vero artista non si annoia mai e non soffre della sindrome da tela bianca.
LA DE-SCRIZIONE DEL DOLORE
Acrilico su cartone telato + lavagna + collage + glitter + gessetti
Quadro polemico nei confronti della letteratura italiana malamente massificata.
E’ un quadro contro le mode. E’ una riflessione sull’editoria italiana. Io sono anche scrittore, conosco gli insani meccanismi che portano al successo, la rete di favori e controfavori necessaria per accedere a certi mondi e parlo a ragion veduta.
Le copertine di libri che parlano di dolore, sfruttando il filone lucroso della sofferenza descritta più o meno bene, più o meno veritieramente, stanno a indicare un genere da cui si deve rifuggire. Quella letteratura fine a se stessa, buona solo a suscitare la lacrima del momento. Una letteratura commerciale da pomeriggio annoiato.
E’ come se fosse diventato indispensabile, per scrivere qualcosa di interessante, dover necessariamente parlare di sofferenza.
Per questo, di contro, è necessario de-scrivere il dolore, ovvero cancellarlo.
Le figure di volti umani straziati e deformati sono identificative di un dolore artefatto e sghignazzante.
Le due palle, le due sfere, rappresentano la noia (le classiche “due palle” del detto) che questi libri suscitano nel lettore e la noia che scaturisce dalla scarsa fantasia degli editori, capaci solo di inseguire il facile successo di vendita.
ISTRUZIONI PER L'USO DELLA MOGLIE
Acrilico su due tele che si completano a vicenda
Avvertimento scherzoso a un amico che stava per diventare padre. Enuncio le conseguenze del suo atto e le contromisure.
L'ASINTESI FORMALE
Acrilico su masonite + paccottiglia
Quadro polemico.
L’asintesi formale si deve leggere come La sintesi formale.
La sintesi formale è la classica formula usata dai critici, dai premiatori o dai sostenitori di persone, artisti, scrittori ecc. per definire la motivazione di un successo in un concorso o di un premio o semplicemente per descrivere la bellezza/completezza di un lavoro artistico.
E’ una frase che può essere usata a piacimento per giustificare qualsiasi cosa perché molto generica.
In questo quadro invece si esalta l’asintesi formale, ovvero tutto l’opposto.
Anche se questa composizione potrebbe, al contrario, essere letta proprio come sintesi di qualcosa.
Vi è tutto: plastica, ceramica, tessuto, cartone, carta, glitter, colla, alimenti, colore acrilico, inchiostro, gomma ecc. Ogni elemento serve a raggiungere una sintesi stilistica, ogni elemento è esso stesso sintetico di concetti più grandi perché proveniente dalla cultura (molto più estesa) pop e commerciale del giorno di oggi. Questa cultura viene sintetizzata in una tavola ricca di elementi. Vi sono rappresentati materiali e tecniche usati in arte come collage, dripping.
E' polemico perché deniuncia la pigrizia delle giurie, dei critici che, dichiarando che un'opera ha raggiunto la sintesi formale, limitano il loro sforzo a una frase fatta e che fa riferimento a parametri soggettivi. Bisogna stare attenti a non farsi prendere per il culo da chi si spaccia esperto d'arte e che chiede soldi per un suo giudizio.
IL NEO-PAUPERISMO - LA RINUNCIA ALLE IDEE
Olio su tela pre-disegnata + glitter
Oggi, con la società dominata da logiche di mercato, anche l’arte ha perso la sua funzione didascalico-riflessiva. Si trovano quindi in commercio tele prestampate con le sagome dei soggetti da colorare, come per inquadrate la creatività in stereotipi.
Ovvero anche l’arte nel suo tramite più libero ed espressivo (la tela) per la sua funzione. E’ un paradosso e questa opera vuole anche essere paradossale e può avere diversi livelli interpretativi:
Ironico, quando il gioco di parole tra papere e pauperismo irrompe spiazzando l’osservatore
Sarcastico, quando la finta esaltazione di una comoda mancanza di idee per adeguarsi a quelle altrui riproduce il paradosso di aver usato una tela prestampata per sollevare il problema
Di speranza, quando il glitter cosparso su alcune zone grigie evoca il desiderio di ribellarsi a questa tendenza di appiattimento, sforzandosi di ricercare originalità e ricchezza intellettuale Quadro in collezione privata
RITRATTO DI BASTIAN
Acrilico su tela + glitter
Quadro di ispirazione cubista, ma fatto meglio di un Picasso. Oramai anche Picasso, conscio del suo successo e delle richieste di mercato, si era messo a produrre opere che nulla avevano a che fare col concetto di arte. Questa è la dimostrazione che non è necessario chiamarsi Picasso per fare arte buona. Basta chiamarsi Bastian e io sono contrario, come lui, all'arte massificata.
BAD TASTE
Olio su tela + collage + glitter
E’ un quadro di denuncia. Il Bad Taste è il cattivo gusto di un quotidiano che, di fronte a una cattiva notizia come una alluvione che ha causato morti e feriti, affianca delle pubblicità di viaggi in posti esotici e di acqua in bottiglia.
Il cattivo gusto del commercio che quasi beffardamente si prende gioco della tragicità del mondo reale, soprattutto in questi anni in cui si discute di acqua come bene primario non vendibile.
Il quadro è polemico e sarcastico ma senza cattiveria.
L’acqua che deve essere a disposizione di tutti viene imbottigliata per essere venduta e controllata.
L’acqua dei fiumi, dei laghi, con le quali forse non si può guadagnare è fuori controllo e causa disastri.
La scritta free water vuole essere uno sprone a reclamare la gratuità sempre dell’acqua ma vuole anche essere una battuta sarcastica, tragicamente sarcastica, quando per FREE si arriva a intendere l’acqua distruttiva, non controllata.
INTROFLESSIONE
Olio su tela introflessa
L’uomo moderno, nel suo egoismo ed egocentrismo, pone lo sguardo spesso verso se stesso, tanto da perdersi dentro di sé, cadendo in crisi e ponendosi spesso domande che, partendo da un presupposto superficiale, lo conducono in un vortice dal quale a fatica riesce a uscire.
Egli rischia di venire travolto affogando nella propria individualità, ricercando se stesso nell’effimero.
Ciò che c’è di profondo in lui, egli lo scopre quasi soltanto mentre annega. E' anche un'opera allusiva a quelle tecniche di estroflessione e introflessione che tanto successo hanno avuto ma che oramai si sono ridotte a opere decorative. Se tu, artista che vivi di arte, produci opere così, puoi dare anche un senso al tuo lavoro senza fare pura decorazione, benché queste decorazioni costino centinaia di migliaia di euro. Potresti aiutare l'osservatore a capire il senso del tuo lavoro ma...questo comporta fatica, lo riconosco. Ogni riferimento a Castellani, Bonalumi e Simeti è puramente casuale.
INSABBIARE LE NOTIZIE
Acrilico su cartone telato + collage + cemento + glitter + plastica
Le notizie vere o false vengono sempre interpretate, al giorno d’oggi, a seconda della convenienza. Alcune notizie non vengono proprio date, ma vengono nascoste, insabbiate. Ma poi riemergono, a un certo punto, portando con sé la violenza del linguaggio, la violenza del fatto stesso descritto e vengono all’occasione abbellite un po’ per vergogna, pudore, prudenza o semplicemente per mettersi al riparo dalle conseguenze di non aver dato le notizie in questione. Certe notizie sono pericolose per lo stesso organo di diffusione che le emette, il ragno simboleggia la ragnatela che si deposita a causa della non diffusione o la tela che, al contrario, imprigiona chi le diffonde. Alcune notizie insabbiate sono di dominio pubblico ma si fa come se non fossero mai esistite. I classici segreti del più italico dei Pulcinella.
E LE MENTI
Olio su tela + glitter
Sono due moduli che non hanno alcuna utilità se non quella di domandarsi a cosa servano. A qualcosa serviranno, se sono stati dipinti.
Sono elementi interrogativi e in particolare ci si ferma a riflettere sul concetto di pieno e vuoto. Ci si interroga sugli spazi che ogni cosa/persona occupa nell’universo e ci sono diversi piani interpretativi e di visione. L'orizzonte sfalsato crea ulteriori interrogativi.
STROPICCIARSI GLI OCCHI - QUANDO L'ASTRATTO HA SENSO
Acrilico su tela
Volevo rappresentare quel che si "vede" mentre ci si stropicciano gli occhi: flash, cerchi, puntini, luci, bui ecc. Ne è nato un quadro astratto che però ha senso, una spiegazione.
40 ANNI DI MATRIMONIO
Olio su tela + legno
Opera celebrativa dei 40 anni di matrimonio dei miei genitori. Ognuno fa il suo viaggio, nello spazio (in senso lato) e sta all'interno del suo involucro di essere umano. Quando si accompagna a qualcuno, il suo viaggio può incontrare difficoltà, ci si può allontanare, ma se è vero amore, dopo l'allontanamento c'è sempre il riavvicinamento. Le due metà, grazie a un meccanismo, si possono allontanare e riavvicinare tra loro, senza mai separarsi, così come accade nella vita. Se si è fortunati, il viaggio procede insieme per molti anni, affrontando insieme i pericoli e le tenebre.
AVETE ROTTO CON QUESTE CAZZO DI MISURE
Acrilico su tela + collage + glitter + paccottiglia
Quadro canzonatorio verso quei concorsi che esigono il rispetto di determinate misure facendo i pignoli quando le misure si discostano di poco dal bando. Ebbene, se si applicasse questa regola a tutte le opere, dovremmo buttare nel fuoco alcuni capolavori di piccole dimensioni, come se la dimensione contasse qualcosa; un capolavoro è un capolavoro, anche se è ridotto nel formato. Il quadro prende in giro le giurie miopi che non si accorgono di avere in mano dei capolavori, se non prima di averne stabilito la regolarità del formato…sempre se se ne accorgono.
Allora ecco qui un po’ di misure, che vi piacciono tanto: misure di superficie, di volume, di tempo, di magnetismo, digitali, di temperatura, di lunghezza, matematiche, di peso.
Magari troverete qualcuna che fa al caso vostro.
FOLGORATO SULLA VIA DI DAMASCO
Acrilico + tessuto damascato + glitter su tavola + bruciature da fuoco
E’ un’opera umanista e razionalista.
Molte volte, l’obiettivo che l’essere umano si pone, l’ideale che si vuole raggiungere, l’aspirazione a cui si ambisce, sono talmente idealizzati da distogliere l’attenzione dai pericoli che certi atteggiamenti comportano.
Per “folgorazione sulla via di Damasco” si intende, di solito, un accadimento improvviso, non programmato e che conduce a una sorta di conversione. Serve un evento clamoroso per far riflettere le persone sulla realtà dei fatti, come se le persone, da sole, non fossero in grado di discernere, ad esempio, il bene dal male.
Nella mia concezione umanista, mi piace pensare che le persone sappiano distinguere benissimo il bene dal male e che siano consce dei propri atti e delle loro conseguenze. Si tratta semplicemente di una scelta volontaria il seguire una certa strada. La via di Damasco conduce a una certa meta, spesse volte siamo avvisati, ma ignoriamo gli avvertimenti.
Rifletto sul fatto che, in alcuni casi, è la strada a condurre verso scelte sbagliate, non accadimenti esterni. Se si percorre una certa strada, è quasi certo un determinato risultato.
Dunque non c’è nulla di soprannaturale, non si tratta di folgorazioni, ma di accettare le conseguenze di alcune scelte.
Per questo, la mia “folgorato sulla via di Damasco” rappresenta un uomo morto mentre percorre una strada di Damasco (il tessuto) perfettamente indicata nella sua pericolosità (con un grosso cartello). L’uomo conosce i pericoli ma li affronta ugualmente anche se sa che spesso le sue scelte gli saranno fatali.
Il sole che dovrebbe illuminare la sua strada è a livello basso e fa ombra, una ombra triangolare.
Questo perché spesse volte ciò che viene considerato un faro è solo una illusione. Il sole non produce ombra sulla Terra perché è troppo alto, questo invece è una illusione di sole, umanizzato e che fa ombra, perdendo così il suo senso del divino ma l'uomo non nota la differenza.
Non c’è nulla di divino, invece, tutte le scelte umane hanno conseguenze umane.
Il sole, basso, è rappresentato come qualcosa a livello dell’uomo. E’ l’uomo che non distingue più e mitizza le sue convinzioni, i suoi ideali, mettendo in pericolo la propria vita.
Il quadro vuole esortare al ragionamento, al non farsi illudere dai falsi miti e anche a lasciar perdere obiettivi egoistici che portano alla rovina.
E’ un’opera umanista e razionalista.
Molte volte, l’obiettivo che l’essere umano si pone, l’ideale che si vuole raggiungere, l’aspirazione a cui si ambisce, sono talmente idealizzati da distogliere l’attenzione sui pericoli che certi atteggiamenti comportano.
Per “folgorazione sulla via di Damasco” si intende, di solito, un accadimento improvviso, non programmato e che conduce a una sorta di conversione. Serve un evento clamoroso per far riflettere le persone sulla realtà dei fatti, come se le persone, da sole, non fossero in grado di discernere, ad esempio, il bene dal male.
Nella mia concezione umanista, mi piace pensare che le persone sappiano distinguere benissimo il bene dal male e che siano consce dei propri atti e delle loro conseguenze. Si tratta semplicemente di una scelta volontaria il seguire una certa strada. La via di Damasco conduce a una certa meta, spesse volte siamo avvisati, ma ignoriamo gli avvertimenti.
Rifletto sul fatto che, in alcuni casi, è la strada a condurre verso scelte sbagliate, non accadimenti esterni. Se si percorre una certa strada, è quasi certo un determinato risultato.
Dunque non c’è nulla di soprannaturale, non si tratta di folgorazioni, ma di accettare le conseguenze di alcune scelte.
Per questo, la mia “folgorato sulla via di Damasco” rappresenta un uomo morto mentre percorre una strada di Damasco (il tessuto) perfettamente indicata nella sua pericolosità (con un grosso cartello). L’uomo conosce i pericoli ma li affronta ugualmente anche se sa che spesso le sue scelte gli saranno fatali.
Il sole che dovrebbe illuminare la sua strada è a livello basso e fa ombra, una ombra triangolare.
Questo perché spesse volte ciò che viene considerato un faro è solo una illusione. Il sole non produce ombra sulla Terra perché è troppo alto, questo invece è una illusione di sole, umanizzato e che fa ombra, perdendo così il suo senso del divino.
Non c’è nulla di divino, invece, tutte le scelte umane hanno conseguenze umane.
Il sole, basso, è rappresentato come qualcosa a livello dell’uomo. E’ l’uomo che non distingue più e mitizza le sue convinzioni, i suoi ideali, mettendo in pericolo la propria vita.
Il quadro vuole esortare al ragionamento, al non farsi illudere dai falsi miti e anche a lasciar perdere obiettivi egoistici che portano alla rovina.
PRECARIETÀ
Acrilico su cartone telato
Il senso di instabilità unito al senso di costrizione determina la precarietà, in senso lato. La formazione nuvolosa sottostante impedisce anche di capire cosa c'è oltre una certa scelta e blocca l'azione.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Acrilico su cartone telato
L’espressione, anche in quanto formula algebrica, elaborazione di numeri e lettere e quindi di pensiero, può essere risolta a seconda dell’interpretazione. Può dare un risultato che, seppur identico tutte le volte, può essere usato a fin di bene o a fin di male. Ciò che è male per uno, è bene per altri, e viceversa. La libertà d’espressione è quindi opinabile e talvolta discutibile.
FREEDOM TO EXPRESS?
Acrilico su cartone telato
C’è libertà di espressione? Con la tecnologia di oggi parrebbe proprio di sì. Basta una faccina per esprimere un sentimento. Qualcuno oggi usa la tecnologia anche per esprimere violenza. Fin quando si tratta di cosa virtuale tutto bene, ma quando la violenza assume un aspetto concreto? Questo è un invito a moderare la propria violenza anche se solo verbale. La faccina in basso a destra, sanguinante, simboleggia la violenza che, da virtuale, si trasforma in reale.
MILLE TARME PIÙ UNA MILANESE
Acrilico su cartone telato
Questo quadro origina da un sogno. Non ha di per sé significato ma cercando cercando potremmo trovarglielo. Anche gli insetti possono avere una nazionalità, un’appartenenza e, forse, anche un dialetto.
UN QUADRO SULLA LUNA (LA CONQUISTA DI BRESSO)
olio su tela + collage
Questo quadro mi era stato chiesto dall'assessore alla cultura del mio paese. Tu che hai delle idee - disse - fammi qualcosa sulla Luna per celebrare i 50 anni dell'allunaggio. E io ragionai e decisi di dipingere un quadro posto su un cavalletto sul suolo lunare. Un quadro sulla Luna, appunto. Ma visto che si è trattata di una conquista per l'umanità, e quindi anche di chi abita nel mio paese, ecco che ho posizionato il gonfalone cittadino al posto della bandiera americana. Il quadro su cavalletto è di Magritte e ritrae un dipinto. Si tratta quindi di un quadro nel quadro nel quadro.
CON-CETTO SPAZIALE
Acrilico su tela + collage
Quadro che riflette sulla vacuità del cinema italiano contemporaneo. Si rimarca, usando lo stratagemma dello spazialismo, la distanza siderale che intercorre tra un film dalle intenzioni comiche alla vera comicità che, non necessariamente, deve essere intrisa di volgarità. Il vuoto cosmico dei comici odierni è il vuoto che si trova nello spazio, lo stesso che attraversava Lucio Fontana. Il concetto spaziale è qui distorto nel senso che c’è vuoto di concetti, come il cinema italiano ama rappresentarsi.
UN TAGLIO DI FONTANA
Acrilico su tela
Questo quadro vuole celebrare l’arte concettuale prendendo a spunto lo spazialista Lucio Fontana, divenuto celebre per i tagli e i buchi sulla tela, per cercare una dimensione “oltre”.
Bene, da un taglio o un buco, secondo me, si percepisce la possibilità di una dimensione ulteriore ma non la si vede.
Invece, la mia opera mostra proprio quel che c’è dietro la tela.
E gioca sul nome di Fontana e sulla rappresentazione di una fontana, quella di piazza di Spagna, tagliata, come ipoteticamente avrebbe dovuto fare lui se avesse avuto senso dello humor.
LA MATTINA HA LORO IN BOCCA
Olio su tela
Quadro che ha partecipato a un concorso su paesaggio e natura. Gioca sul doppio senso della parola “l’oro”. Chi si sveglia presto ha molte più possibilità di chi si attarda. Ma chi si attarda spesso incontra anche chi si sveglia presto. In questo caso “loro” si trovano nella bocca del mattiniero. E’ importante anche dare valore alle persone che si prodigano per la natura e aiutando la natura aiutano tutti gli altri essere umani.
Un paesaggio di campagna, un’alba. La rappresentazione di quel che ci si aspetta dal lavoro contadino e i segni di un lavoro di aratura cominciato, sulla sinistra.
La mattina, rappresentata in carne e ossa, ha la bocca spalancata per contenere “loro”, quelli che vengono esortati a darsi da fare sul presto per mettere a frutto la giornata intera, nobilitando se stessi e l’ambiente. Loro in quanto persone hanno un valore altissimo perché in grado di produrre con loro lavoro cose preziose.
Sono “loro” che devono darsi da fare (inteso come “noi”) ma sono anche “l’oro” perché è attraverso di loro che la campagna darà i suoi frutti, venduti e consumati per il bene e di tutti.
E’ un quadro inclusivo. Il “loro” diventa “oro” e diventa “noi” e noi siamo l’ambiente, l’ambiente lo facciamo noi ed è oro, perché ci viviamo e meglio lo teniamo, meglio staremo. Tutti.
LEZIONE DI STORIA DELL'ARTE PROPEDEUTICA A PIERO MANZONI
Acrilico su tela + collage
Piero Manzoni consolidò la sua fama anche con questa "Merda d'artista" , un barattolo che, in verità, conteneva gesso.
Non ebbe il coraggio di fare quel che aveva pensato. Era troppo.
Bene, con altre mie opere, io sono andato oltre, e non posso però fare a meno di ringraziare Manzoni per aver dato una spinta all'arte concettuale - pur disprezzandone le odierne aberranti deviazioni finto filosofico-concettuali che vanno bene per l'acquirente sprovveduto e approfitto per integrare con carta igienica il suo lavoro. Carta igienica che, invece di essere una necessità, è diventato prodotto di commercio, così come sta facendo l'arte contemporanea che, necessariamente, viene tristemente monetizzata.
QUARTETTO D'ORCHI
Acrilico su tela
Questo dipinto ad olio è stato proposto a un concorso in onore di Fabrizio de André. Dato che, per una volta, in giuria c’era un pittore e quindi, si presume, con una certa sensibilità (anche se fa astratto e il mio quadro non avrebbe mai incontrato il suo gusto), ho optato per un’opera che avesse più significati, come del resto faccio sempre.
De André si occupava, nelle sue canzoni, degli ultimi, degli esclusi, i brutti sporchi e cattivi. Ma ricavava il bene e il buono anche da questi individui. Aveva una visione molto aperta delle persone e dei mondi e riusciva a riscontrare la positività anche da quel che apparentemente ne è privo.
Nel mio dipinto, gli orchi (persone riconosciute come malvagie) riescono a suonare in armonia con se stessi e per gli altri lasciando emergere quel che c’è di buono.
Tra l’altro, suonano strumenti ad arco, molto usati nei brani di De André e da lui studiati in gioventù.
Il titolo è ironico come ironici erano spesso i testi di De André.
Ovviamente il concorso non l’ho vinto. Si vede che la bruttezza non paga.
R-OCCHIO
Olio su tela + numeri in plastica
Dedicato a Rocco, il direttore. L’artista vede Rocco come una persona che ragiona in continuazione, elabora pensieri e numeri e trova soluzioni. Le elaborazioni mentali di Rocco vengono visualizzate dall’artista sotto forma di numeri, di conti che escono dalla testa di Rocco. Lo sfondo del quadro è gioioso e costellato di spunti colorati, imprevedibili, a volte incontrollabili, come il lavoro di Rocco è. Sono le diverse situazioni che ogni giorno rappresentano una sfida sempre nuova da affrontare, spesso con esito felice.
Gli occhi di Rocco sono ovunque e controllano ciò che sta loro intorno. Scrutano, osservano, giudicano, si confrontano, indagano, decidono.
L’aspetto di Rocco è serio, ligio al dovere, ma nel suo intimo c’è grande voglia di gioia e spensieratezza, sempre rappresentata dai punti di colore di sfondo. Rocco è ottimista e il bordo del quadro è rosa, come lui immagina il futuro: roseo.
IO CREDO NEGLI ESSERI NANI - OMAGGIO A MENGONI
Acrilico su tavola
In realtà non è un omaggio a Mengoni, che crede negli esseri umani, ma a mia moglie, che non svetta in altezza. Dunque omaggio i nani e, di riflesso, anche mia moglie, che comunque rimane un essere umano.
DONNA ALTEZZOSA CHE NON SI CONCEDE: UN SINONIMO.
Collage su truciolare + colori acrilici
La brutalità del linguaggio moderno prevede si sintetizzare e spiegare con una parola quel che si vuole esprimere; non lo farò.
Questo mio lavoro concettuale, come sempre, in stile rebus, come sempre, ironico, come sempre ti dice quel che pensi ma senza che tu lo dica.
È una riflessione sulla sensualità che viene sempre esaltata. Ma cosa accadrebbe, negandola?